Recensioni
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Il pittore dei matti - RAI 3
- a cura di Francesco Tei
Le mille storie di Mario Caciotti, il quotato pittore di Sesto Fiorentino, nato però nella vicina Calenzano, che nel suo lungo percorso creativo ha dedicato un attenzione particolare, artistica e se si vuole umana, agli emarginati che passavano dalla sua casa studio, situata sulla strada vicino allo stadio di Sesto.
Questi sono i personaggi che sedevano sulla sua famosa panchina. -
Alessandro Parronchi
Calenzano, Palazzo del Comune, 1985
Caciotti un uomo tormentato, timido, ha dato è dà vita a una produzione che abbraccia ormai un quarantennio, frequente, impulsiva, vasta nei propositi e nelle dimensioni. Questa produzione in contrasto con la timidezza dell'uomo, ci assale di sorpresa. Non sappiamo cosa abbia detto a Caciotti il suo Van Gogh e che cosa Caciotti abbia creduto d'indurre dal suo linguaggio, certo egli opera, in ritardo, da quell'esempio, in una linea parallela a quella degli Espressionisti, ma [...]
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Mauro Pratesi
dal libro, Mario Caciotti - Genius Loci, 2005 (vedi in bibliografia)
[...]Per eccesso, la presenza di Mario non avrebbe stonato, infatti, all’epocale mostra A New Spirit in Pamz'ng del 1981, nella prestigiosa sede londinese della Royal Academy ofArts accanto a Rainer Fetting, Dieter Hacker, Karl Heinz Hòdicke, Markus Lupertz, Sigmar Polke, ossia i cosiddetti “Nuovi selvaggi” tedeschi, che insieme agli italiani Clemente, Chia, Paladino, ed altri ancora, furono i protagonisti di una stagione fertile che aveva rimosso un concetto obsoleto e logoro di arte, per rivendicare un ritorno alla pittura, battezzato in onore del recupero esaltante della materia e del colore. Perché no: Mario, che alla pittura ha sempre creduto e, attraverso il suo linguaggio, ha teso a rappresentare situazioni di disagio esistenziale e sociale.
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Tommaso Paloscia
Presentazione della personale Prato, Sala medievale San Jacopo. 1988
Una corrida, una lotta di galli: il tumultuoso)apporto dei colori forti, vivacissimi. sono i simboli di una violenza che il segno espressionistico sottolinea nella rappresentazione di eventi nei quali la sopraffazione e la più evidente istigatrice del fatto spettacolare. Caciotti non ha mai assistito allo spettacolo dell‘arena, non ha avuto la diretta informazione della selvaggia zuffa dei galli esasperata nel «gioco» primitivo e crudele, e tuttavia ne avverte i ritmi che l'aggressività dei protagonisti trasmette alla sua fantasia attraverso letture-attente e appassionate[...]
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